Lucia Coppola - attività politica e istituzionale | ||||||||
Legislatura provinciale
|
Comune di Trento
|
articoli |
articoli |
articoli |
||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|
|
Trento, 23 novembre 2014 Ho provato grande tristezza ascoltando la scialba, superficiale e vanesia intervista dell’ineffabile esponente del PD Alessandra Moretti. Vorrei raccontare qualcosa di queste donne in politica, che lei immagina tristi, scialbe e trascurate. Soprattutto se confrontate con la sua sfolgorante bellezza. La mia generazione è arrivata alla politica dalla stagione dei “figli dei fiori”, della cultura underground, della musica più bella, dei libri più trasgressivi, dei film d'autore. Eravamo coraggiose e impavide nella nostra voglia di cambiare il mondo, di opporci alla scuola autoritaria, di ribadire l'orgoglio della nostra appartenenza di genere. Molte di noi sono diventate mamme giovanissime. Il femminismo era arrivato a colorare le nostre esistenze di giovani donne, a farci ragionare sulla qualità del rapporto con l’universo maschile. Ci consorziavamo e ci sostenevamo nelle case e nelle piazze, parlavamo di contraccezione e di cura dei figli, di sessualità. Ci scambiavamo libri e consigli, uscivamo dalle nostre famiglie/prigioni. Ma anche dai luoghi della politica, dove accadeva che fossimo considerate più per l’aspetto fisico o per la dedizione alla causa e ai leader, piuttosto che per i nostri saperi, la cultura, le conoscenze, le idee. Guardavamo con un misto di pietà e di rabbia le nostre mamme, che ci sembravano asservite al potere maschile. Ci sfuggiva, allora, che proprio il loro sacrificio, la mediazione continua, l’ascolto e l’amore incondizionato, l’assenza di giudizio, consentivano la nostra libertà. Erano forze di interposizione in una guerra che lasciò sul campo molte vittime; le relazioni familiari si sbriciolarono tra incomprensioni e litigi. A farne le spese furono soprattutto padri e compagni di vita. Non ci furono mezze misure, allora. La dialettica diventò stringente e ci dimenticammo per un po’ delle buone maniere. Nonostante tutto eravamo belle nella nostra gioventù irridente e arrabbiata. Ricordo che, vestita da femminista, andai anche alla Prima Comunione dei miei alunni di Mezzolombardo. Scesi da un camion, a cui avevo fatto autostop perché avevo perso il treno, davanti alla chiesa, tra lo stupore generale e la felicità dei miei alunni. A loro piacevano la mia giovinezza, i miei colori e la mia energia, credo. A me piaceva confrontarmi con tutti, anche con gli uomini, curare il mio aspetto, non volevo mortificare la mia femminilità. Io amavo mio padre, i miei fratelli, i miei figli maschi, il mio compagno. Litigavo, mi contrapponevo ma non avrei rinunciato per niente al mondo a nessuno di loro. E alla nostra storia. Mi piaceva, nel contempo, rivalutare la parte femminile della mia famiglia, non solo quella legata all'aspetto fisico, cara Moretti, molto ben rappresentata da numerose donne con personalità affascinanti; riappropriarmi dei loro saperi e riscoprire le qualità che ci rendono uniche e speciali. Anche le abilità “minori”, la sapienza delle donne, quel “saper fare” con competenza e cura: cucinare, coltivare un orto, lavorare a maglia, ricamare. Ma anche scrivere, dipingere o suonare uno strumento. Sapersi prendere cura degli altri con amore, essere coerenti e coraggiose. Tutto ciò rende affascinanti più di una seduta quotidiana dal parrucchiere. L’orgogliosa appartenenza di genere mi faceva risplendere gli occhi e volevo fare politica a tutto campo, come gli uomini. Ma con le mie modalità. In questo mi differenziavo dai modelli familiari. Imparai, non senza fatica, ad avere comprensione per le mie debolezze, occasionali fragilità, l’essere umorale e istintiva. Ora io e le mie amiche di allora, compagne di tante battaglie, siamo diventate “grandi”, ci siamo realizzate nella professione, siamo nonne e, sempre, mamme. Facciamo ancora tante cose insieme, veloci, pragmatiche, sognatrici, visionarie. E siamo ancora belle anche se molte di noi non hanno avuto il tempo, la disponibilità economica, la necessità, forse, di frequentare i resort, il fitness e le estetiste. Certo un bel massaggio quando capita fa piacere, la cura di sé, il volere apparire ancora eleganti e armoniose è un dovere verso se stesse prima di tutto. Lo facciamo senza ostentazione e senza sforzo, mantenendo la nostra naturalità, fiere degli anni che passano, di quello che siamo state e siamo: persone, cittadine e soprattutto donne. Frequentiamo l'allegria, il sole, le confidenze, le risate e qualche volta il pianto, le librerie, le montagne e cavalchiamo ancora onde azzurre come da ragazze. Amiamo i bambini, i giovani e le giovani donne, soprattutto quelle non omologate, e gli animali. E facciamo politica con la stessa passione, con la stessa etica, con quella voglia speciale di un mondo migliore che non ci ha mai abbandonato. Qualità queste che non riesco a vedere, chissà come mai, nella Moretti, nella Madia o nella Boschi, le ladylike della politica italiana e renziana. “Bella senz'anima”, cantava Cocciante... Lucia Coppola
|
LUCIA COPPOLA |
||||||
© 2000 - 2022 VERDI DEL TRENTINO webdesigner: m.gabriella pangrazzi |
||||||||
|